DAL GAZZETTINO DEL 19/08: buoni mensa della discordia.

Pubblichiamo un articolo presente nel Gazzettino odierno, 19/08, chiedendoci contestualmente se -nel medesimo distretto scolastico e per lo stesso pranzo- vi possa essere una differenza pari a 2 (due) euro per ogni buono.
Chiediamo inoltre se, per bambini che vengono a scuola a Stra ma provenienti dai Comuni limitrofi (perche' no, dallo stesso Fiesso d'Artico), vi sia analogo trattamento.

Non è iniziato sotto i migliori auspici il nuovo anno scolastico a Fiesso. Almeno per i genitori dei ragazzi che vengono da fuori comune e hanno scelto, per qualità o necessità, le scuole fiessesi. La cattiva notizia arriva dal fronte buoni mensa. Sono diversi i genitori imbufaliti nei confronti del Comune per la decisione di imporre due tariffe: una agevolata per i residenti e l'altra a prezzo pieno. Per quanto riguarda i bambini di Fiesso, i genitori dovranno sborsare 3,50 euro per un buono, mentre per quanti vengono da fuori il prezzo del buono mensa è stato fissato a 5,50 euro. Due euro in più tra residenti e non. Una disparità che molti genitori hanno sentito come una vessazione o, peggio ancora, come una discriminazione, se si pensa che mediamente il costo di un buono-pasto per un adulto si aggira sui 4,20 euro.

Quasi una "ripicca" che il comune avrebbe voluto attuare dopo la modifica del regolamento per l'assegnazione dei posti, approdata addirittura al Tar. In quel caso, il consiglio della scuola materna ha deciso di assegnare un punteggio a seconda della vicinanza o lontananza chilometrica dalla scuola. Questo, in taluni casi, avrebbe favorito, a dire dell'Amministrazione, i bambini di Stra.

«I due diversi costi dei buoni pasto - conferma l'assessore alle Politiche Sociali, Luigi Capozzi - sono reali, ma non è assolutamente vero che questa sia una vessazione nei confronti degli altri». L'assessore spiega come il Comune abbia fatto leva su una legge regionale che stabilisce come un comune può intervenire sui suoi servizi a domanda individuale e contribuire per i residenti fino ad un massimo del 36 per cento. «Ed è ciò che abbiamo fatto - chiosa Capozzi - proprio a tutela dei nostri concittadini. Gli anni scorsi lo abbiamo fatto anche per gli altri, ma visto il numero sempre crescente e le riduzioni di bilancio non è più possibile proseguire».